La prima mostra monografica bolognese di Matteo Guidi, artista e antropologo culturale, raccoglie opere recenti unite dal comune denominatore del termine “movimento”. Partendo dalla definizione che ne dà la biologia, che dà il titolo all’esposizione, le opere declinano gli atti, i gesti delle possibili trasposizioni dal contesto dove dei fatti si svolgono, alla loro rappresentazione nell’arte contemporanea. L’artista declina il termine “movimento” in diverse accezioni attraverso le sue opere. Il movimento inteso come spostamento o trasferimento nel progetto The Artist and the Stone, in cui organizza lo spostamento contemporaneo di un artista e di un blocco di pietra di 24 tonnellate, da un campo di rifugiati della Cisgiordania fino a Barcellona, attraverso il Mediterraneo. La pietra è arrivata in una settimana, l’artista ci ha messo due mesi perché gli è stato rifiutato il visto più volte, dimostrando come nel più totale paradosso appare più semplice spostare un masso pesantissimo che non una persona attraverso le frontiere umane. Il movimento come variazione o oscillazione appare nell’opera inedita Valor nominal, che partendo dalle immagini iconiche di alcuni leader mondiali inserite nelle banconote ragiona sulla loro “oscillazione” di valore da un mondo ideale a un oggetto principe del capitalismo, cioè la moneta e l’economia. Il movimento inteso come agitazione o folla si trova nell’opera Remover con una vara de madera in cui Guidi si confronta con un elemento essenziale della storia della Spagna, la dittatura di Franco, lavorando sulla presenza/assenza della sua immagine nella statuaria pubblica attuale. Movimento come tumulto, insurrezione, evoca il lavoro Tiempo de presión, che raffigura il leader cubano Fidel Castro con in mano una pentola a pressione elettrica, la famosa “Regina” che veniva offerta a prezzi agevolati alle persone durante la terribile crisi degli anni Novanta. L’immagine riprende l’iconografia propagandistica del governo, citando lo stile dei noti murales cubani degli anni 60, e ragiona su un certo paternalismo espresso usando gli strumenti stessi della cultura popolare. Movimento inteso come organizzazione, associazione, si sintetizza nel lavoro Donacions. Durante la pandemia, degli spazi espositivi si sono trasformati per accogliere altre funzionalità come, ad esempio, il luogo di distribuzione di cibo per la Creu Roja (Croce Rossa). Le fotografie catturano diversi momenti formando una narrazione che non risponde a pratiche artistiche riconoscibili in quello spazio.
Matteo Guidi lavora sulle storie scritte partendo dal margine, con lo sguardo laterale di chi non deve individuare il centro geometrico dei fatti, ma semmai ne deve percorrere il perimetro estremo, perché è solo da lì che ne coglie in realtà la forma totale, e mai finale. Raccontare partendo da un dettaglio all’apparenza invisibile, provare a partire da una visione in macro, che avvicina così tanto alla parte più piccola delle “cose” da poterne avere una visione sfuocata