Il festival, risultato del lavoro svolto durante il Corso intensivo di pratiche curatoriali, nasce da una riflessione a dieci voci sul significato e sul valore d’uso collettivo della memoria. La presa di coscienza comune è stata che le singole memorie non sono circuiti chiusi, ma si incontrano, si intrecciano e si alimentano a vicenda.
Ogni curator* ha dialogato con un* artista negoziando la propria declinazione del tema. Tale scambio ha dato forma a un discorso più ampio che incarna una pluralità di sguardi e di voci, silenti e non.
L* spettator* avrà occasione di confrontarsi direttamente con la raccolta di intrecci proposta in galleria, partecipando in prima persona alla discussione intorno all’esperienza memoriale.
Il festival infatti si articola attraverso un’esposizione principale, presso la Galleria Attitudes ma è connessa a performance ed eventi, sia live sia off-line, dislocati in diverse città d’Italia. Tutte le proposte saranno fruibili dal pubblico anche tramite i social della Galleria.
I Loci è un collettivo curatoriale composto da profili umani e professionali diversificati. Tale varietà si manifesta anche nella selezione degli artisti.
Barbara Fragogna (Venezia 1975), curata da Angela Calderan.
L’opera (2020) è ricavata dalla frammentazione di una tela precedentemente realizzata e poi distrutta (1996). È parte della serie Repulisti (fare piazza pulita), in cui il dipinto del passato viene rielaborato assumendo una struttura inedita. Al di là della forma, il lavoro è una riflessione ironica e provocatoria sulle dinamiche legate al panorama artistico contemporaneo.
Fabio Badolato (Catanzaro 1972), curato da Cristina Alga.
Cineasta, fotografo e navigante per Disseminare ha creato l’opera video NSTRM. L’opera è una memoria, una memoria che si manifesta nella relazione tra artista e curatrice e ne restituisce il senso racchiuso in parole, pensieri, luoghi, desideri. Come in un guscio di conchiglia l’opera invita a raccogliersi in sé stessi ed entrare nel grembo della durata/nave.
Irene Possidente (Potenza 1999), curata da Francesca Passerini.
L’artista presenta l’opera framMenti nella quale, a partire dalla frammentazione di lettere scritte da persone non più presenti e attraverso l’uso della matita acquerellabile su carta, compie una riflessione sul tema della fragilità della memoria e sulla destrutturazione operata dal tempo sui ricordi.
Valter Cotalini (Perugia 1964), curato da Iacopo Cotalini.
Valter Cotalini nasce da una famiglia di operai, che si trasferisce in Toscana per lavoro. L’artista cresce in un contesto provinciale, in cui deve inseguire la propria indipendenza economica, anziché quella artistica. Il disegno rimane un leitmotiv nella vita di Valter, che lo pratica da autodidatta.
Francesco De Conno (Pisa 1996), curato da Elena Coden
L’opera raffigura la stratificazione della memoria collettiva che si trasforma in immaginario nell’ambito della mascolinità tossica, concentrandosi in particolare sugli stereotipi che compaiono nel mondo omosessuale all’interno delle app di incontri. In queste si palesa la dicotomia che vede ciò che è maschile come “forte” e “dominante” e, al contrario, le caratteristiche socialmente identificate con la femminilità come “deboli”.
Rebecca Miccio (Napoli 1998), curata da Bianca Basile
L’uccisione infantile del ricordo si materializza nella scena di un omicidio. Il movente del delitto, tanto immondo quanto diffuso, è quello di difendersi dal dolore che provoca il ricordare.
Tuttavia l’obiettivo è del tutto utopico perché distruggere questa memoria fondativa equivarrebbe al suicidio. Il presunto assassino infatti riesce sempre solo a ferirsi.
Luca Bortolato (Venezia 1980), curato da Ilaria Sgaravatto.
Memorie dall’inutile è una nuova forma di ritratto famigliare che unisce gli autoritratti dei parenti fatti in cabina da fototessara con loro vecchie fotografie manipolate a blow-up dall’artista. Questo ritratto-autoritratto è composto da fotografie che non seguono le regole canoniche della ritrattistica, ma, come tutte le fotografie contenute negli album di famiglia, riesce a generare una nuova memoria familiare.
Collettivo DAMP (Napoli 2017), curato da Aurora Vivenzio.
Attraverso un dispositivo elettronico (l’iPad) la mostra verrà consegnata a un servizio di cloud computing che permetterà allo spettatore, attraverso la scansione del QR code dal proprio dispositivo, di poter ripercorrere tutto quello che è accaduto in modalità FrameLapse.
Faro (Roma 1997), curato da Paola Menotto.
Nel lavoro di Emanuele Cantoro – in arte Faro – le figure e i paesaggi convivono ammassati sul foglio. Dal sottosuolo emergono echi di racconti che entrano in dialogo nella superficie del mondo cartaceo, dove la stratificazione della materia conferisce all’opera l’idea dello scorrere del tempo, di memorie trasformate e sbiadite.
OverFare (Bologna 2020), curati da Camilla Mesini.
OverFare, collettivo di recente formazione, è composto da tre artisti eclettici che spaziano dal mondo della grafica a quello dell’antropologia fino ad arrivare alla cyber security.
Le tre linee guida che definiscono il loro lavoro sono: Precarietà, manipolazione e falsi ricordi.